Francesco Toris, Nuovo Mondo
E' così che ho conosciuto quella che Dubuffet definiva Art Brut e Bianca Tosatti chiama Arte irregolare, grazie al lavoro e alla ricerca di Gabriele Mina antropologo, che ha mostrato a un incontro questo video di presentazione dell'opera
http://www.psichiatriaestoria.org/nuovomondo.htm
da allora mi si è aperto un altro mondo, affascinante nella sua potente carica espressiva, ma non voglio entrare nel vivo di vivaci discussioni tra arte e psichiatria, lascio agli esperti dei vari settori il piacere di dare eventuali definizioni; in questi anni ho conosciuto varie opere e artisti del genere, e ogni volta ho provato sentimenti forti, sentivo coinvolgimento e trasporto, non sempre positivo, talvolta anche inquietudine e paura.
G. Mina ricordo che ci raccontò di come Toris avesse voluto chiamarlo Nuovo Mondo perchè era come una sorta di ri-creazione, 'perchè quello di oggi non va bene, è corrotto...'
e quando si gira attorno all'opera fatta con centinaia d'ossa cesellate, man mano si scoprono figure nuove, nonostante dalla sua creazione ad oggi, siano state sottratte delle parti.
Purtroppo insieme a quest'opera ce n'erano altre e la maggior parte di queste furono distrutte, perchè erano fatte di materiali che si disgregavano: di pane, di ossa, di sassi... il Nuovo Mondo si è salvato perchè è finito a far parte della collezione di Giovanni Marro, psichiatra e antropologo, alla direzione del Manicomio di Collegno, dov'era 'internato' anche Toris; tutt'ora è visitabile come Museo di Antropologia ed Etnografia dell'Univesità di Torino.
G. Marro nel documentare quest'opera cerca di spiegarne la genesi dicendo:
"...schietta emanazione dell'incosciente sentimento della natura... è come se Toris con la sua opera volesse dare vita a queste ossa..." e secondo Mina, è proprio la stessa operazione di animismo del primitivo, Marro aveva di fronte un anacronista vivente, un 'residuo' di un tempo preistorico.
Penso personalmente che queste incursioni di antropologia nell'arte siano estremamente illuminanti e affascinanti, guardando alle origini forse riusciremo ad abbattere ancora di più le barriere della nostra diversità, per scoprire che abbiamo tutti le stesse necessità e attese.
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